Precarietà: un’introduzione. Movimenti propedeutici per danzare dopo la caduta

a cura di Genealogie del Futuro

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Refusi

di Benedetta Manzi

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ALEPH

appunti per una consapevolezza spazio-temporale 

di Roberto Casti

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«Dance, to the radio!»
Futuri epilettici, tempi precari, la danza di Ian Curtis

di Marco Bellinzona

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Il punctum di Kleant

di Virginia Maciel da Rocha

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Labirinto: l’anti paradiso

di Arianna Tremolanti

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Precarietà

di Lorenzo Bonaccorsi

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The Lady Bo Show
Appunti di una giornata sospesa

di Anna Maconi e Caterina Nebl

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Napua NakapuaNuvole Pure

di Davide Robaldo

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Il cerchio delle streghe

di Selene Ghiglieri

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Latimeria

di Pierluca Esposito

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Gasping, dying, but somehow still alive

di Gianluca Tramonti

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ANIMALE

di Michele Damna

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 Sweating Cave Pages

di Traian Cherecheș

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“Non fare” come atto di resistenza alla società della prestazione

di Sofia Rasile

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Cronache di fantasmi al margine

di Olivier Russo e Silvia Ontario

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.sette fiamme per rinascere.

di Stefano Ferrari

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Bibliografia, sitografia, filmografia

per approfondire

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.sette fiamme per rinascere.

di Stefano Ferrari

85%

La quota non residua di esseri

che in piena glaciazione del manto terrestre

assistettero

alla luce di una stella brillare

dopo aver estetizzato la fiamma madre

nel giorno più splendente

della loro essenza

si sono dati

come memorie di codici chimici passati

In piena assiderazione

non fu tanto piacevole ricevere un po’ di calore

Come entità non adattabili a sufficienza

per garantire generabilità di futuro

incapaci di diversificarsi

di assorbire energia dal circostante

e riemetterla mutata

si estinsero

Contenitori trasformatori di messaggi

di un infinito telefono senza fili

che a causa del sottofondo circostante

storpiarono la staffetta

fonemi e fonogramma

sbiascicati

per un allappamento improvviso

sussurrati all’orecchio successivo

In cima a questo tetto

cerco di intravedere i rimasugli

di questa percentuale

che con clemenza

lascia il suo quindici per cento

di strascichi

In memoria di quello che siamo stati

vi auguro di poter esser meglio

Così avrebbe potuto recitare

un fossile

tra Ordoviciano e Siluriano

più di quattrocentomila anni fa.

82%

e ci risiamo

per la seconda volta

questa palla roteante

si dimostra riluttante alla continuità

La costanza

non è un parametro

da lei considerabile in eterno

L’evento Keller risparmiò poco più della supernova

ma resettò

attraversando l’eliminazione di biodiversità

evento che la vita stessa

non poteva accettare dopo tanto sforzo

_passando per l’annientamento

del sottile strato

che ci protegge dall’universo

privando e resettando

ogni gas buono alla vita

Anche dal Devoniano superiore

i fossili

continuano ad augurarmi

buon auspicio.

96%

la quantità di possibilità

che una fiumana

di distese infiammate

fondesse il nostro mondo

Forse un segno già allora

Già tre milioni di anni fa

una fusione planetaria di basalto

cambiò radicalmente

ogni potenzialità

di riproduzione nello spazio

Una tabula rasa di 1500°

Con la chiusura del Permiano Triassico

avverto un mio personale bisogno

di ricordare

le fattezze e concatenazioni

dell’evento che li ha travolti

Aumento di temperatura

Acidificazione

Posso presumere

che non siano circostanze piacevoli.

76%

della popolazione

Triassico _ Giurassico

rivide lo scenario precedente

vulcani in piena acne

e

corpi stellari morbosi

L’erosione del mantello

pensò a riequilibrare

un nuovo

precedente

status

Le impronte dei superstiti

danno animo ad identità passate

specificando

quale fosse la loro com_posizione.

75%

la quantità

di folcloricissimi esseri piumati

presi alla sprovvista di riparo

durante l’arrivo di un intruso

un alieno che torna a far visita

scontento

di come le basi avessero giocato

Schizza e trafigge tutto ciò che è radente al piano

alla superficie

Così tra i pochi graziati

ci troviamo gli abitanti degli interstizi

i livelli più protetti

al momento dell’impatto

Una forte speranza

quella di tramandare in primis

ciò che ci ha permesso di esserci oggi

fare da tramite

comprendere che orchestra

ha un primo violino per volta

e lo stress a cui è sottoposto

non può essere eterno

Mi guardo così attorno

e noto

la cosa

che anche un broker

ludopatico

in piena analisi strategica

vedrebbe

è che

le percentuali di genocidio

si stanno abbassando

l’ultima grossa eliminazione

di una fetta di traccia evolutiva

ha lasciato entrare in scena

i parassiti di un tempo

i saprofagi

un vero passe-partout di generosità

13%

attualmente è tutto

quello che riusciamo a contare

quello che non rimane

di quanto scoperto

or mai perso.

75%

quanto devastato sulle terre emerse

quanto umanamente rivoluzionato

da parte nostra

Dalla terra la materia si riversa nelle acque

così tutti gli elementi ritornano

nel grande fluido planetario

digeriti e metabolizzati.

66%

di vita

che non rimane

della grande massa fluida

che ci permette il secondo

respiro

ogni giorno

93%

il calore assorbito dagli oceani

provocato da anidride carbonica

che impiega esponenzialmente

più tempo per manifestarsi

Si sta addolcendo e scaldando

Si sta acidificando e salinizzando

Sciogliendo esoscheletri

Sostituendo

i mulinelli che garantivano ricambio

fra gli interstizi fluidi

Generando

tornadi ed inondazioni

Infuocate

che riporteranno tutto ad un’enorme massa

viscosa e polverosa

La rivoluzione neolitica

gettò le basi

per agricoltura e pascolo

che ridimensionarono

foreste ed ecosistemi

apparecchiando lo spazio abitativo su gusto umano

diminuendo le biodiversità

la diversificazione delle infinite possibilità

di rimescolamento

di più specie

che abitano lo spazio

che lo/si riproducono

 

Introdurre

Esportare

Innestare

Specie invasive

aumentò precipitosamente

la pendenza statistica

della diminuzione di variazione

 

Indebolì la catena

costringendola a non potersi diversificare

La riproduzione massiva della propria prole

l’impennata demografica

ha spiazzato ogni teoria esponenziale

Temprati alla maggior parte del pianeta

ci diffondemmo sulle terre emerse

sempre più sproporzionalmente

rispetto alle risorse

 

Per ultima

ragazza madre

della più grande aratura biologica e genetica

La polimerizzazione capitalizzata

Plasticosa e modellabile

irreversibile , , , o così si pensava

devastatrice , , , si supponeva

La giovane partorente

dette alla luce una progressiva e celata

coltivazione del calore

un processo a cui biologicamente e ciclicamente

siamo obbligati a sottoporci

 

Per evitare di scottarsi

ed evitare di ripartire dagli invincibili tardigradi

bisognerà collettivamente

lasciarsi ispirare dal calore come unica forma

Energia _ Distruzione

Fotosensibilizzarci come vegetali

Fondere anziché dividere

Atomizzare i ragionamenti

Ricorallizzare i confini che oramai sono sempre più netti

Farci un po’ da parte

ancora del 30%

lasciarne il 50%

quanto più disumanizzato possibile

Simbiontare tra i nuovi luoghi che cediamo

 

Certo

Un incendio non è un abbandono

è un tornare con modi differenti a riconsiderare lo spazio

è un invito all’evoluzione

 

Biosfera Nemos Garden per coltivare sott’acqua

tunnel sottoterra per lo spostamento

abitazioni seminterrate

un incentivo a considerare nuovi spazi per esser meno invasivi in un solo livello

Addensarci piuttosto che dilatarci

l’opposto che ci farebbe fare il calore

Smettere di prelevare e usare quanto già estratto

mineralmente e geneticamente

 

Abbandonare il sogno di abbandonare

 

Sulla terra c’è speranza

e scappare è un sacrificio troppo alto che pochi

scelti male

non subirebbero

 

Nè Luna nè Marte

Solo più ingegnosi e curiosi sulla Terra

Per poi un giorno

avere le forze e il supporto

per poter tornare nomadi

nello e dello spazio

 

settima fiamma come rinascita infra epidermica

fare debbio per fare masting

 

bruciare per evolvere

 

 

 

Io.

Ringrazio tutto quanto è scorso attraverso la mia percezione e sensazione.

Auspico scorrerà altrettanto materiale nel futuro della transcultura che stiamo intessendo.

Sono grato per quanto ogni istante mi sia nutrito da ciò che mi accompagna.

Tu.

La ricerca di Stefano Ferrari (Ferno – VA, 1996) persegue la fascinazione per altre forme di vita non umane e l’entomologia come catarsi dell’impatto antropico. Con un approccio multidisciplinare, l’artista mostra luoghi possibili di ascolto, di connessione, di speranza, invitando ad assistere a un momento magico in cui l’artificio si pone come sostituto della presenza umana e come possibilità per il mantenimento di un habitat. Emblematica è la recente serie Feeding Station, con la quale l’artista installa luoghi di sosta e osservazione per animali, creando occasioni  per ripopolare i territori antropizzati.

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