Precarietà: un’introduzione. Movimenti propedeutici per danzare dopo la caduta
a cura di Genealogie del Futuro
«Dance, to the radio!»
Futuri epilettici, tempi precari, la danza di Ian Curtis
di Marco Bellinzona
Precarietà
di Lorenzo Bonaccorsi
[…] Ci troviamo davanti alla pagina di un quaderno: qualche scarabocchio, un po’ di stelle, una polaroid, due fotografie, scotch, alcune frasi che non si leggono per intero e un breve componimento poetico a legare, idealmente, questo atlante di ritagli, frammenti di attimi e pezzi di sé. Precarietà di Lorenzo Bonaccorsi è la scansione di un foglio parte dei suoi archivi; raccolte, le sue, che nascono nella provvisorietà: carta, foto, colori, pensieri che producono significato se visti tutti insieme, ma che, non appena si gira il quaderno in verticale, si staccano e volano via. Metafora del tema che questo numero di xenia vuole scandagliare, l’opera di Bonaccorsi incarna una condizione intima e personale, ma altrettanto palpabile e reale.
I disegni, archivi di foto e appunti interrotti e ritagliati di Lorenzo Bonaccorsi (Catania, 1997) lasciano sempre smarrito il conto dei ruggiti del suo cuore. Il segno tremante può portare a qualcosa di veloce, ripido e spigoloso ma, immense in ogni linea, governano solo l’angoscia e l’amore. Il suo processo creativo può essere paragonato a una veglia, verso la quale, silenziosamente devota cerca la profondità silenziosissima di ogni suo separarsi dall’amore. Solo l’amore, sempre l’amore. Ricordi incandescenti, smarriti sogni e presenze di sentimento, solcano con accordi di malinconia ogni sua creazione.
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