Leggere il corpo-mente disabile: la visibilità obbligata come dispositivo di oppressione
di Julia Arena
Fiorire nel buio: custodire il glitch tra i silenzi di foreste digitali
di Vittoria Martinotti
Riscritti e rimossi
di Zeroscena
A partire da materiale di archivio dell’ex-manicomio maschile di San Servolo, a Venezia, il collettivo Zeroscena ha realizzato il progetto Riscritti e rimossi. Una selezione di fotografe paramediche si presenta sbiadita e quasi priva dei suoi tratti principali allo scopo di distogliere l’attenzione dal volto di persone che fino a pochi decenni fa sono state connotate solo come “malati”, per far emergere le loro parole – tratte da lettere autografe. Coloro che per anni sono stati impercettibili, rinchiusi e nascosti riemergono più visibili che mai. Il colore azzurro, omaggio e citazione alla scultura Marco Cavallo (1973), di un gruppo di artisti, tra cui Vittorio Basaglia e Giuliano Scabia, simbolo dell’umanità celata nei vecchi manicomi, concorre parimenti a portare alla luce la complessità dell’intero spettro del sentire umano, fatto di rancore, rabbia, malinconia, piaggeria, ma anche tenerezza, gioia, sogno e desiderio. Le parole sono così poste in relazione con il corpo crudo dei ritratti creando due livelli, che si coadiuvano e annullano al contempo: l’immagine scattata e rubata ritrova la sua voce e si lascia contraddire.
Zeroscena, duo composto da Elisa La Boria (Latisana, 1998) e Luka Bagnoli (Rimini, 1998), opera dal 2020 nel campo delle arti visive, della fotografia e del cinema. Laureati in Arti Visive presso Università IUAV di Venezia – dove dal 2024 sono collaboratori alla didattica – sono attualmente in residenza presso gli atelier della Fondazione Musei Civici di Venezia. Lə artistə selezionano luoghi circoscritti come casi studio (spazi di reclusione o cattività), per mettere in risalto le relazioni e le contraddizioni che questi contesti politici e sociali generano, spesso affidandosi ad archivi, dai quali fanno emergere il potenziale trasformativo. Gioco e parola, interpretati come strumenti poetici per la partecipazione, sono due forme attorno cui ruotano molti dei lavori realizzati dal collettivo
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