Invisibile: un’introduzione. 

How to disappear completely

a cura di Genealogie del Futuro 

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Miseria del corpo: una fictionance

di Samir Galal Mohamed

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Diverse forme di alterità: Annie Ernaux e il corpo assente

di Amanda Rosso

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Leggere il corpo-mente disabile: la visibilità obbligata come dispositivo di oppressione

di Julia Arena

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Riscritti e Rimossi

di Zeroscena

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(In)abitato

di Silvia Manzini

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ISOLE

di Desireé Alagna

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VELUM

di Camilla Gurgone

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I miei occhi sono foglie verdi

di Alessandra Gatto

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Wings Under Glass

di Lorenzo Zerbini

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Cacher la poussière sous le tapis

di Luca Avigo

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LISTEN. 

Il suono come materia architettonica invisbile

di Jael Arazi e Clara Rodorigo

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Fiorire nel buio: custodire il glitch tra i silenzi di foreste digitali

di Vittoria Martinotti

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Entertainment worker.

Un’utopia raccontata

di Daniel Dolci

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Donne invisibili nell’editoria italiana.
Intervista a Roberta Cesana

di Anita Fonsati

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Fonti

per approfondire

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Cacher la poussière sous le tapis

di Luca Avigo

La visibilità è feticcio e alibi. Con Cacher la poussière sous le tapis, Luca Avigo squarcia il velo di finzione delle grandi narrazioni pubbliche, restituendo una Parigi offesa e dissimulata al termine dei Giochi Olimpici del 2024. Il progetto intreccia fotografia documentaria, citazioni teoriche e frammenti giornalistici in un dispositivo critico che interroga la funzione stessa delle immagini, rivelandone l’ambivalenza tra svelamento e occultamento.

Un montaggio di scatti del 7 settembre 2024, costellato da riferimenti a Baudrillard, Sontag, Benjamin e testimonianze di collettivi attivisti, presentano una drammaturgia dell’invisibile: spazi abitati dal vuoto dei corpi rimossi e invisibilizzati in favore di una estetizzazione della città. L’estetica olimpica – apparentemente neutra, pacificatrice – si rivela un apparato di disciplinamento urbano e normalizzazione percettiva, in linea con logiche globali di gentrificazione, spettacolarizzazione e “pulizia sociale”.

Cacher la poussière sous le tapis rifiuta la narrazione consolatoria della compassione, chiamandoci a riconoscere il nostro coinvolgimento – come spettatorə, cittadinə, testimoni – nei meccanismi che rendono certi corpi e certi luoghi sacrificabili.

Luca Avigo (Brescia, 1999) vive e lavora a Milano. Parallelamente alla magistrale in Architettura al Politecnico di Milano e il master in musealizzazione dell’Accademia Adrianea, completati nel 2023, da anni segue assiduamente il mondo dell’arte, scrivendone per varie testate. Inoltre pratica la fotografia sia professionalmente che per ricerca personale; ha esposto al MO.CA di Brescia e al musil di San Bartolomeo ed è stato pubblicato su Perimetro. Attualmente lavora nello studio BDGS Architetti, collabora con Ellisse Communication Strategies e scrive per Whitehot Magazine NY, Doppiozero, RivistaStudio e il Giornale di Brescia.

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