Invisibile: un’introduzione. 

How to disappear completely

a cura di Genealogie del Futuro 

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Miseria del corpo: una fictionance

di Samir Galal Mohamed

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Diverse forme di alterità: Annie Ernaux e il corpo assente

di Amanda Rosso

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Leggere il corpo-mente disabile: la visibilità obbligata come dispositivo di oppressione

di Julia Arena

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Riscritti e Rimossi

di Zeroscena

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(In)abitato

di Silvia Manzini

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ISOLE

di Desireé Alagna

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VELUM

di Camilla Gurgone

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I miei occhi sono foglie verdi

di Alessandra Gatto

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Wings Under Glass

di Lorenzo Zerbini

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Cacher la poussière sous le tapis

di Luca Avigo

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LISTEN. 

Il suono come materia architettonica invisbile

di Jael Arazi e Clara Rodorigo

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Fiorire nel buio: custodire il glitch tra i silenzi di foreste digitali

di Vittoria Martinotti

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Entertainment worker.

Un’opera raccontata

di Daniel Dolci

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Donne invisibili nell’editoria italiana.
Intervista a Roberta Cesana

di Anita Fonsati

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Fonti

per approfondire

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VELUM

di Camilla Gurgone

Viviamo in un regime di efficienza algoritmica totale, dove l’intelligenza artificiale accelera i processi riducendo l’attesa. VELUM di Camilla Gurgone sfida questa rapidità, ponendo l’attesa al centro di un gesto artistico che recupera il valore del tempo umano, della riflessione e dell’opacità. Ogni immagine nasce da una domanda rivolta all’IA: un quesito complesso, una suggestione visiva o testuale. La risposta non è viene accettata come esito istantaneo, ma trasformata in paradosso temporale: stampata su carta termica, e poi occultata tramite ferri da stiro e piastre che la nascondono sotto un velo scuro. Questa oscurità non è negazione defnitiva, ma sospensione: immagine e testo restano sepolti sotto la superfcie, destinati a riemergere solo dopo anni, quando il nero si dissolverà. L’opera diventa così un dispositivo di dilatazione temporale, in cui la velocità dell’IA si confronta con la lentezza dell’intervento umano. Il nero che avvolge il foglio non è semplice censura, ma spazio potenziale, un’oscurità gravida di signifcati che si sveleranno solo con il tempo. In un mondo che cerca costantemente di decifrare e categorizzare, l’artista rivendica il diritto alla complessità e alla rivelazione differita.

Camilla Gurgone (Lucca, 1997) vive e lavora a Milano. Nel 2020 si è laureata in scultura alla Rufa – Rome University of Fine Arts (Roma), e nel 2024 in Arti Visive e Studi Curatoriali alla NABA – Nuova Accademia Di Belle Arti (Milano). Dal 2022 è nel team per la gestione di spazioSERRA (Milano) e del project space Omuamua (Milano). Dal 2024 è rappresentata dalla galleria Viasaterna (Milano). Indagando il rapporto diretto tra artista, opera e spettatore, si occupa principalmente di performance/installazioni relazionali, site specific e delle nuove tecnologie per l’interazione tra umano-macchina. Nel 2024 è stata annunciata come miglior giovane artista italiana secondo Artribune.

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